In questi tempi così particolari è bene anche ridere un po’, così, ho scritto un piccolo racconto che ironizza sulla situazione. Quando siamo più tesi un sorriso ci può aiutare a distogliere la mente dalle tenebre. Spero che vi piaccia, lasciate pure un commento, un parere, una critica se volete!
La fila di Francesco Amorosino
Gianni non ci voleva andare ma aveva dovuto farlo, aveva finito ogni alimento presente in casa e ormai gli mancava solo di mangiare i gerani sul balcone. Già prima dell’emergenza odiava il supermercato, quel luogo confusionario, pieno di luci abbaglianti e con una temperatura polare tutto l’anno. Adesso gli toccava anche fare una fila lunghissima per poter entrare e accaparrarsi le ultime scorte disponibili.
Era andato e si era sottoposto alla tortura di uno stillicidio infinito, di passi lenti fino all’ingresso che pareva una meta irraggiungibile. Era certo che la maggior parte di quella gente non avesse davvero bisogno di beni necessari come lui, si erano solo rotti le scatole di stare a casa e cercavano una scusa qualsiasi, tipo una improvvisa voglia di barbabietole o di penne lisce.
All’ingresso una guardia invitata a “fare in fretta e a mantenere la distanza di sicurezza”. Gianni di certo non voleva stare là dentro un istante più del necessario. Come una furia prese ad aggirarsi nei reparti scagliando nel carrello alimenti alla rinfusa, più guidato dall’istinto che da una pianificata lista della spesa.
Alla cassa l’attendeva una nuova fila chilometrica. Era come se tutti fossero intorpiditi e posavano i prodotti sul rullo con una lentezza agghiacciante, come per ritardare l’uscita e il ritorno a casa. A nulla servivano gli inviti della guardia a sbrigarsi, anzi, lui l’avrebbe strangolata per quell’insistenza sull’ovvio. Una cliente che avrà avuto almeno 150 anni per pagare stava contando le monetine da un centesimo per “liberarsi degli spicci”, un’operazione che pareva un intervento chirurgico tanto veniva eseguita con minuzia.
«Maledizione, riusciremo mai a pagare?» sbottò senza neanche rendersi conto di aver parlato a voce alta.
«Stia calmo, caro mio, qui siamo tutti sulla stessa barca» rispose una signora di mezza età a un metro davanti. Gianni non poté fare a meno di notare il carrello traboccante di merendine, cioccolato e patatine fritte. Tutti beni di prima necessità, certo.
«Non direi proprio. E comunque sono calmissimo, grazie» rispose brusco.
«Che modi! Deve essere paziente! Siamo tutti nervosi, sa, mica è facile stare chiusi in casa senza fare nulla. A me poi viene una fame nervosa…sarò sicuramente ingrassata e poi fra poco è pure Pasqua!».
«Meglio stare a casa che venire in mezzo a sto branco di bradipi».
«Lei è veramente scostumato! Rimanga a morire di fame se non sa vivere in mezzo agli altri!».
«Ehi, smettetela di litigare, eh che c…!» disse sfastidiato un uomo dalla pancia immensa a un metro dietro di lui.
«Per favore signori, siate pazienti e aspettate il vostro turno» disse la guardia fulminandolo con lo sguardo.
«Ha sentito? Glielo dicono tutti! Deve essere paziente» disse la signora orgogliosa di averla spuntata.
«Stia zitta altrimenti…» si avvicinò alla signora come per stritolarla.
«Ma che fa??? Stia lontano, vuole diffondere il contagio? Sia paziente e aspetti!» gridò la signora terrorizzata.
«Sì, sì voglio diffondere il contagio, sì! E basta co’ sta pazienza! Io, paziente zero! Capito? IO SONO PAZIENTE ZERO!» gridò isterico.
«AAAAAAAAAAH» urlò come una matta la signora, insieme ad altri clienti in fila. E poi rivolta alla guardia: «Presto lo arresti, è lui! È il paziente zero!».
«State tutti fermi! Anche lei signore! Ora chiamo le autorità» disse la guardia.
«Ma che dite? È un equivoco!» provò a dire Gianni, ma la gente aveva un’idea diversa.
«Bastardo! È tutta colpa tua se hanno cancellato il programma della Barbara» gridò la vecchia alla cassa e prese a tirargli le monetine addosso.
«Maledetto! Ho perso il lavoro per colpa tua!» urlò il signore dietro di lui e gli tirò uova e pomodori.
«Ma che fate cretini! Scappate! Può essere ancora contagioso!» urlò un’altra signora e la folla prese a scalpitare verso l’uscita, il grassone gli diede un calcio e lo fece crollare per terra.
«Basta, basta!» gridò lui mentre veniva calpestato.
«Signori fermatevi, non è successo niente!» urlava la guardia, ma non ci fu nulla da fare finché anche l’ultimo cliente fu scappato dal supermercato lasciando lui a terra a contorcersi.
Il risultato fu che finì in terapia intensiva, non per Coronavirus, ma per fratture multiple. Da allora fu molto più paziente.